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40 | LA GERUSALEMME |
XX.
All’onesta baldanza, all’improvviso
Folgorar di bellezze altere e sante,
Quasi confuso il Re, quasi conquiso,
156Frenò lo sdegno, e placò il fier sembiante.
S’egli era d’alma, o se costei di viso
Severa manco, ei diveniane amante;
Ma ritrosa beltà ritroso core
160Non prende: e sono i vezzi esca d’Amore.
XXI.
Fu stupor, fu vaghezza, e fu diletto,
S’amor non fu, che mosse il cor villano.
Narra (ei le dice) il tutto: ecco io commetto,
164Che non s’offenda il popol tuo Cristiano.
Ed ella: il reo si trova al tuo cospetto:
Opra è il furto, Signor, di questa mano:
Io l’immagine tolsi: io son colei,
168Che tu ricerchi, e me punir tu dei.
XXII.
Così al pubblico fato il capo altero
Offerse, e ’l volle in se sola raccorre.
Magnanima menzogna! or quando è il vero
172Sì bello, che si possa a te preporre?
Riman sospeso, e non sì tosto il fero
Tiranno all’ira, come suol, trascorre.
Poi la richiede: Io vuo’ che tu mi scopra
176Chi diè consiglio, e chi fu insieme all’opra.