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CANTO SECONDO. | 39 |
XVII.
S’ode l’annunzio intanto, e che s’appresta
Miserabile strage al popol loro.
A lei che generosa è quanto onesta,
132Viene in pensier come salvar costoro.
Move fortezza il gran pensier; l’arresta
Poi la vergogna, e ’l virginal decoro.
Vince fortezza, anzi s’accorda, e face
136Sè vergognosa, e la vergogna audace.
XVIII.
La vergine tra ’l volgo uscì soletta,
Non coprì sue bellezze, e non l’espose;
Raccolse gli occhj, andò nel vel ristretta,
140Con ischive maniere, e generose.
Non sai ben dir, s’adorna, o se negletta,
Se caso, od arte il bel volto compose;
Di Natura, d’Amor, de’ Cieli amici
144Le negligenze sue sono artificj.
XIX.
Mirata da ciascun passa, e non mira
L’altera donna, e innanzi al Re sen viene;
Nè perchè irato il veggia, il piè ritira,
148Ma il fero aspetto intrepida sostiene.
Vengo, Signor (gli disse) e ’ntanto l’ira
Prego sospenda, e ’l tuo popolo affrene:
Vengo a scoprirti, e vengo a darti preso
152Quel reo che cerchi, onde sei tanto offeso.