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330 | LA GERUSALEMME |
LXXIV.
E la bocca sciogliendo, in maggior suono,
Scopre le cose altrui ch’indi verranno.
Tutti conversi alle sembianze, al tuono
588Dell’insolita voce attenti stanno.
Vive, dice, Rinaldo: e le altre sono
Arti e bugie di femminile inganno:
Vive, e la vita giovinetta acerba
592A più mature glorie il Ciel riserba.
LXXV.
Presagj sono, e fanciulleschi affanni
Questi, ond’or l’Asia lui conosce, e noma.
Ecco chiaro vegg’io, correndo gli anni,
596Ch’egli s’oppone all’empio Augusto, e ’l doma:
E sotto l’ombra degli argentei vanni
L’Aquila sua copre la Chiesa, e Roma,
Che della fera avrà tolte agli artiglj:
600E ben di lui nasceran degni i figlj.
LXXVI.
De’ figlj i figlj, e chi verrà da quelli
Quinci avran chiari e memorandi esempj:
E da’ Cesari ingiusti, e da’ rubelli
604Difenderan le mitre, e i sacri tempj.
Premer gli alteri, e sollevar gl’imbelli,
Difender gli innocenti, e punir gli empj
Fian l’arti lor: così verrà, che vole
608L’Aquila Estense oltra le vie del Sole.