Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
318 | LA GERUSALEMME |
XXXVIII.
Nè parlo io già così, perch’io dispere
Dell’ajuto certissimo d’Egitto:
Chè dubitar, se le promesse vere
300Sian del mio Re, non lece, e non è dritto;
Ma il dico sol, perchè desio vedere
In alcuni di noi spirto più invitto;
Ch’egualmente apprestato ad ogni sorte
304Si prometta vittoria, e sprezzi morte.
XXXIX.
Tanto sol disse il generoso Argante,
Quasi uom che parli di non dubbia cosa.
Poi sorse in autorevole sembiante
308Orcano, uom d’alta nobiltà famosa,
E già nell’arme d’alcun pregio avante;
Ma or congiunto a giovinetta sposa,
E lieto omai de’ figlj, era invilito
312Negli affetti di padre e di marito.
XL.
Disse questi: o Signor, già non accuso
Il fervor di magnifiche parole,
Quando nasce d’ardir che star rinchiuso
316Tra i confini del cor non può, nè vuole.
Però se ’l buon Circasso a te, per uso,
Troppo in vero parlar fervido suole,
Ciò si conceda a lui, chè poi nell’opre
320Il medesmo fervor non meno scopre.