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312 | LA GERUSALEMME |
XX.
Ma ch’io scopra il futuro, e ch’io dispieghi
Dell’occulto destin gli eterni annali,
Troppo audace è il desio, troppo alti preghi:
156Non è tanto concesso a noi mortali.
Ciascun, qua giù, le forze e ’l senno impieghi
Per avanzar fra le sciagure e i mali:
Chè sovente addivien che ’l saggio e ’l forte
160Fabbro a se stesso è di beata sorte.
XXI.
Tu, questa destra invitta, a cui fia poco
Scuoter le forze del Francese impero,
Non che munir, non che guardar il loco
164Che strettamente oppugna il popol fero,
Contra l’arme apparecchia, e contra ’l foco:
Osa, soffri, confida; io bene spero.
Ma pur dirò, perchè piacer ti debbia,
168Ciò ch’oscuro vegg’io, quasi per nebbia.
XXII.
Veggio, o parmi vedere, anzi che lustri
Molti rivolga il gran pianeta eterno,
Uom che l’Asia ornerà co’ fatti illustri,
172E del fecondo Egitto avrà il governo.
Taccio i pregj dell’ozio, e l’arti industri,
Mille virtù, che non ben tutte io scerno:
Basti sol questo a te, che da lui scosse
176Non pur saranno le Cristiane posse;