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CANTO DECIMO. 309

XI.


     Or perchè, s’io m’appongo, esser dee volto
Al gran Re dell’Egitto il tuo cammino;
Che inutilmente aspro viaggio tolto
84Avrai, s’innanzi segui, io m’indovino:
Chè sebben tu non vai, fia tosto accolto
E tosto mosso il campo Saracino:
Nè loco è là dove s’impieghi e mostri
88La tua virtù contra i nemici nostri.

XII.


     Ma se in duce me prendi, entro a quel muro
Che dall’armi Latine è intorno astretto,
Nel più chiaro del dì porti sicuro,
92Senza che spada impugni, io ti prometto.
Quivi con l’arme e co’ disagj un duro
Contrasto aver ti fia gloria e diletto:
Difenderai la terra, insin che giugna
96L’oste d’Egitto a rinnovar la pugna.

XIII.


     Mentre ei ragiona ancor, gli occhj e la voce
Dell’uomo antico il fero Turco ammira;
E dal volto, e dall’animo feroce
100Tutto depone omai l’orgoglio e l’ira.
Padre, risponde, io già pronto e veloce
Sono a seguirti: ove tu vuoi mi gira.
A me sempre miglior parrà il consiglio,
104Ove ha più di fatica e di periglio.