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CANTO PRIMO. 19

LIII.


     Dudon di Consa è il duce; e perchè duro
Fu il giudicar di sangue e di virtute,
Gli altri sopporsi a lui concordi furo,
420Ch’avea più cose fatte, e più vedute.
Ei di virilità grave e maturo
Mostra in fresco vigor chiome canute.
Mostra, quasi d’onor vestigj degni,
424Di non brutte ferite impressi segni.

LIV.


     Eustazio è poi fra’ primi: e i proprj pregj
Illustre il fanno, e più il fratel Buglione.
Gernando v’è, nato di Re Norvegi,
428Che scettri vanta, e titoli, e corone.
Ruggier di Balnavilla infra gli egregj,
La vecchia fama, ed Engerlan ripone.
E celebrati son fra’ più gagliardi
432Un Gentonio, un Rambaldo e duo Gherardi.

LV.


     Son fra lodati Ubaldo anco, e Rosmondo,
Del gran Ducato di Lincastro erede.
Non fia ch’Obizo il Tosco aggravi al fondo
436Chi fa delle memorie avare prede:
Nè i tre fratei Lombardi al chiaro mondo
Involi, Achille, Sforza, e Palamede:
O ’l forte Otton, che conquistò lo scudo,
440In cui dall’angue esce il fanciullo ignudo.