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294 | LA GERUSALEMME |
LXVIII.
Non lontana è Clorinda, e già non meno
Par che di tronche membra il campo asperga.
Caccia la spada a Berlinghier nel seno,
540Per mezzo il cor, dove la vita alberga.
E quel colpo a trovarlo andò sì pieno,
Che sanguinosa uscì fuor delle terga.
Poi fere Albin là ’ve primier s’apprende
544Nostro alimento, e ’l viso a Gallo fende.
LXIX.
La destra di Gerniero, onde ferita
Ella fu pria, manda recisa al piano.
Tratta anco il ferro, e con tremanti dita
548Semiviva nel suol guizza la mano.
Coda di serpe è tal, ch’indi partita
Cerca d’unirsi al suo principio invano.
Così mal concio la Guerriera il lassa:
552Poi si volge ad Achille, e ’l ferro abbassa.
LXX.
E tra ’l collo e la nuca il colpo assesta:
E tronchi i nervi, e ’l gorgozzuol reciso,
Gío rotando a cader prima la testa:
556Prima bruttò di polve immonda il viso,
Che giù cadesse il tronco: il tronco resta
(Miserabile mostro!) in sella assiso.
Ma, libero del fren, con mille rote
560Calcitrando il destrier da se lo scuote.