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CANTO NONO. | 291 |
LIX.
Và, dille tu, che lasci omai le cure
Della guerra ai guerrier, cui ciò conviene:
Nè il regno de’ viventi, nè le pure
468Piagge del Ciel conturbi ed avvelene.
Torni alle notti d’Acheronte oscure,
Suo degno albergo, alle sue giuste pene:
Quivi se stessa, e l’anime d’abisso
472Cruci; così comando, e così ho fisso.
LX.
Quì tacque: e ’l Duce de’ guerrieri alati
S’inchinò riverente al divin piede.
Indi spiega al gran volo i vanni aurati,
476Rapido sì ch’anco il pensiero eccede.
Passa il foco e la luce, ove i beati
Hanno lor gloriosa immobil sede:
Poscia il puro cristallo, e ’l cerchio mira
480Che di stelle gemmato incontra gira.
LXI.
Quinci d’opre diversi e di sembianti
Da sinistra rotar Saturno, e Giove,
E gli altri, i quali esser non ponno erranti,
484Se angelica virtù gl’informa e move.
Vien poi da’ campi lieti e fiammeggianti
D’eterno dì, là donde tuona e piove:
Ove se stesso il mondo strugge e pasce,
488E nelle guerre sue muore e rinasce.