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CANTO NONO. 289

LIII.


     Non meno intanto son feri i litigj
Dall’altra parte, e i guerrier folti e densi.
Mille nuvole e più d’Angioli stigj
420Tutti han pieni dell’aria i campi immensi,
E dan forza ai Pagani; onde i vestigj
Non è chi indietro di rivolger pensi.
E la face d’inferno Argante infiamma,
424Acceso ancor della sua propria fiamma.

LIV.


     Egli ancor dal suo lato in fuga mosse
Le guardie, e ne’ ripari entrò d’un salto.
Di lacerate membra empiè le fosse,
428Appianò il calle, agevolò l’assalto:
Sicchè gli altri il seguiro, e fer poi rosse
Le prime tende di sanguigno smalto.
E seco a par Clorinda, o dietro poco
432Sen gía, sdegnosa del secondo loco.

LV.


     E già fuggiano i Franchi, allor che quivi
Giunse Guelfo opportuno, e ’l suo drappello:
E volger fè la fronte ai fuggitivi,
436E sostenne il furor del popol fello.
Così si combatteva, e ’l sangue in rivi
Correa egualmente in questo lato e in quello.
Gli occhj frattanto alla battaglia rea,
440Dal suo gran seggio, il Re del Ciel volgea.