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CANTO NONO. 287

XLVII.


     Goffredo, ove fuggir l’impaurite
Sue genti vede, accorre, e le minaccia.
Qual timor, grida, è questo? ove fuggite?
372Guardate almen chi sia quel che vi caccia.
Vi caccia un vile stuol, che le ferite
Nè ricever nè dar sa nella faccia:
E se ’l vedranno incontra a se rivolto,
376Temeran l’arme sol del vostro volto.

XLVIII.


     Punge il destrier, ciò detto, e là si volve
Ove di Soliman gl’incendj ha scorti.
Va per mezzo del sangue, e della polve,
380E de’ ferri, e de’ rischj, e delle morti.
Con la spada e con gli urti apre e dissolve
Le vie più chiuse, e gli ordini più forti:
E sossopra cader fa d’ambo i lati
384Cavalieri e cavalli, arme ed armati.

XLIX.


     Sovra i confusi monti, a salto a salto,
Della profonda strage oltre cammina.
L’intrepido Soldan, che ’l fero assalto
388Sente venir, nol fugge e nol declina;
Ma se gli spinge incontra, e ’l ferro in alto
Levando, per ferir, gli s’avvicina.
O quai duo’ cavalier or la Fortuna
392Dagli estremi del mondo in prova aduna!