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278 | LA GERUSALEMME |
XX.
Ecco tra via le sentinelle ei vede
Per l’ombra mista d’una incerta luce:
Nè ritrovar, come sicura fede
156Avea, puote improvviso il saggio Duce.
Volgon quelle, gridando, indietro il piede,
Scorto che sì gran turba egli conduce:,
Sicchè la prima guardia è da lor desta,
160Che, com’ può meglio, a guerreggiar s’appresta.
XXI.
Dan fiato allora ai barbari metalli
Gli Arabi, certi omai d’essere sentiti.
Van gridi orrendi al Cielo, e de’ cavalli
164Col suon del calpestio misti i nitriti.
Gli alti monti muggir, muggir le valli,
E risposer gli abissi ai lor muggiti:
E la face innalzò di Flegetonte
168Aletto, e ’l segno diede a quei del monte.
XXII.
Corre innanzi il Soldano, e giunge a quella
Confusa ancora e inordinata guarda,
Rapido sì, che torbida procella
172Da’ cavernosi monti esce più tarda:
Fiume ch’alberi insieme, e case svella:
Folgore che le torri abbatta, ed arda:
Terremoto che ’l mondo empia d’orrore,
176Son picciole sembianze al suo furore.