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CANTO NONO. | 275 |
XI.
Non ci aspetta egli e non ci teme, e sprezza
Gli Arabi, ignudi in vero e timorosi:
Nè creder mai potrà che gente avvezza
84Alle prede alle fughe, or cotanto osi:
Ma fieri gli farà la tua fierezza
Contra un campo che giaccia inerme, e posi.
Così gli disse; e le sue furie ardenti
88Spirogli al seno, e si mischiò tra’ venti.
XII.
Grida il Guerrier, levando al Ciel la mano,
O tu, che furor tanto al cor m’irriti,
Ned uom sei già, sebben sembiante umano
92Mostrasti; ecco io ti seguo ove m’inviti.
Verrò, farò là monti ov’ora è piano;
Monti d’uomini estinti, e di feriti:
Farò fiumi di sangue. Or tu sia meco,
96E reggi l’arme mie per l’aer cieco.
XIII.
Tace, e senza indugiar le turbe accoglie,
E rincora parlando il vile e ’l lento:
E nell’ardor delle sue stesse voglie
100Accende il campo a seguitarlo intento.
Dà il segno Aletto della tromba, e scioglie
Di sua man propria il gran vessillo al vento.
Marcia il campo veloce, anzi sì corre,
104Che della fama il volo anco precorre.