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274 | LA GERUSALEMME |
VIII.
A costui viene Aletto: e da lei tolto
È ’l sembiante d’un uom d’antica etade.
Vota di sangue, empie di crespe il volto,
60Lascia barbuto il labbro, e ’l mento rade:
Dimostra il capo in lunghe tele avvolto;
La veste oltra ’l ginocchio al piè gli cade,
La scimitarra al fianco, e ’l tergo carco
64Della faretra, e nelle mani ha l’arco.
IX.
Noi, gli dice ella, or trascorriam le vote
Piaggie, e le arene sterili e deserte:
Ove nè far rapina omai si puote,
68Nè vittoria acquistar che loda merte.
Goffredo intanto la Città percuote,
E già le mura ha con le torri aperte:
E già vedrem, s’ancor si tarda un poco,
72Insin di qua le sue ruine, e ’l foco.
X.
Dunque accesi tugurj, e gregge, e buoi
Gli alti trofei di Soliman saranno?
Così racquisti il regno? e così i tuoi
76Oltraggj vendicar ti credi, e ’l danno?
Ardisci, ardisci: entro ai ripari suoi,
Di notte, opprimi il barbaro Tiranno.
Credi al tuo vecchio Araspe, il cui consiglio
80E nel regno provasti, e nell’esiglio.