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CANTO NONO. 273

V.


     E ritentata avendo invan la sorte,
E spinto a forza dal natío paese,
Ricoverò del Re d’Egitto in corte,
36Ch’oste gli fu magnanimo e cortese:
Ed ebbe a grado che guerrier sì forte
Gli s’offrisse compagno all’alte imprese;
Proposto avendo già vietar l’acquisto
40Di Palestina ai cavalier di Cristo.

VI.


     Ma prima ch’egli apertamente loro
La destinata guerra annunziasse:
Volle che Solimano, a cui molto oro
44Diè per tal uso, gli Arabi assoldasse.
Or mentre ei d’Asia, e dal paese Moro
L’oste accogliea, Soliman venne, e trasse
Agevolmente a se gli Arabi avari,
48Ladroni, in ogni tempo, e mercenarj.

VII.


     Così fatto lor duce, or d’ogn’intorno
La Giudea scorre, e fa prede e rapine:
Sicchè ’l venire è chiuso e ’l far ritorno
52Dall’esercito Franco alle marine.
E rimembrando ognor l’antico scorno,
E dell’imperio suo l’alte ruine,
Cose maggior nel petto acceso volve;
56Ma non ben s’assicura, o si risolve.