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272 | LA GERUSALEMME |
II.
Ella, che dall’esercito Cristiano,
Per industria sapea de’ suoi consorti,
Il figliuol di Bertoldo esser lontano,
12Tancredi e gli altri più temuti e forti;
Disse: che più s’aspetta? or Solimano
Inaspettato venga, e guerra porti.
Certo (o ch’io spero) alta vittoria avremo
16Di campo mal concorde, e in parte scemo.
III.
Ciò detto, vola ove fra squadre erranti,
Fattosen duce, Soliman dimora:
Quel Soliman di cui non fu, tra quanti
20Ha Dio rubelli, uom più feroce allora:
Nè, se per nova ingiuria i suoi giganti
Rinnovasse la terra, anco vi fora:
Questi fu Re de’ Turchi, ed in Nicea
24La sede dell’imperio aver solea.
IV.
E distendeva, incontro ai Greci lidi,
Dal Sangario al Meandro il suo confine:
Ove albergar già Misi, e Frigj, e Lidj,
28E le genti di Ponto, e le Bitine.
Ma poi che contra i Turchi, e gli altri infidi
Passar nell’Asia l’armi peregrine,
Fur sue terre espugnate, ed ei sconfitto
32Ben fu due fiate in general conflitto.