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CANTO OTTAVO. 253

XXXV.


     Onde piace là su, che s’or la parte
Dal suo primo signore acerba morte,
Oziosa non resti in questa parte;
276Ma di man passi in mano ardita e forte,
Che l’usi poi con egual forza ed arte;
Ma più lunga stagion con lieta sorte:
E con lei faccia, perchè a lei s’aspetta,
280Di chi Sveno le uccise aspra vendetta.

XXXVI.


     Soliman Sveno uccise, e Solimano
Dee per la spada sua restarne ucciso.
Prendila dunque, e vanne ove il Cristiano
284Campo fia intorno all’alte mura assiso:
E non temer che nel paese estrano
Ti sia il sentier di novo anco preciso;
Chè t’agevolerà per l’aspra via
288L’alta destra di lui ch’or là t’invia.

XXXVII.


     Quivi egli vuol che da cotesta voce,
Che viva in te servò, si manifesti
La pietate, il valor, l’ardir feroce
292Che nel diletto tuo Signor vedesti;
Perchè a segnar della purpurea Croce
L’arme, con tale esempio, altri si desti:
Ed ora, e dopo un corso anco di lustri
296Infiammati ne sian gli animi illustri.