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242 | LA GERUSALEMME |
II.
Mira, Aletto, venirne (ed impedito
Esser non può da noi) quel cavaliero,
Che dalle fere mani è vivo uscito
12Del sovran difensor del nostro impero.
Questi, narrando del suo Duce ardito
E de’ compagni ai Franchi il caso fero,
Paleserà gran cose: onde è periglio
16Che si richiami di Bertoldo il figlio.
III.
Sai quanto ciò rilevi, e se conviene
Ai gran principj oppor forza ed inganno.
Scendi tra i Franchi dunque, e ciò ch’a bene
20Colui dirà, tutto rivolgi in danno:
Spargi le fiamme e ’l tosco entro le vene
Del Latin, dell’Elvezio, e del Britanno:
Movi l’ire e i tumulti, e fà tal’opra,
24Che tutto vada il campo alfin sossopra.
IV.
L’opra è degna di te: tu nobil vanto
Ten desti già dinanzi al signor nostro.
Così le parla: e basta ben sol tanto,
28Perchè prenda l’impresa il fero mostro.
Giunto è sul vallo de’ Cristiani intanto
Quel cavaliero, il cui venir fu mostro:
E disse lor: deh sia chi m’introduca
32Per mercede, o guerrieri, al sommo Duca.