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240 LA GERUSALEMME

CXXII.


     Nè quivi ancor dell’orride procelle
Ponno appieno schivar la forza, e l’ira;
Ma sono estinte or queste faci, or quelle,
972E per tutto entra l’acqua: il vento spira,
Squarcia le tele, e spezza i pali, e svelle
Le tende intere, e lunge indi le gira;
La pioggia ai gridi, ai venti, ai tuon s’accorda
976D’orribile armonia che ’l mondo assorda.