Pagina:Gerusalemme liberata I.djvu/265


CANTO SETTIMO. 243

CXIX.


     Percuotono le spalle ai fuggitivi
L’ire mortali, e le mortali spade,
E ’l sangue corre, e fa, commisto ai rivi
948Della gran pioggia, rosseggiar le strade.
Quì, tra ’l volgo de’ morti e de’ mal vivi,
E Pirro, e ’l buon Ridolfo estinto cade;
E toglie a questo il fier Circasso l’alma,
952E Clorinda di quello ha nobil palma.

CXX.


     Così fuggiano i Franchi, e di lor caccia
Non rimaneano i Siri anco, o i Demoni.
Sol contra l’arme, e contra ogni minaccia
956Di gragnuole, di turbini, e di tuoni
Volgea Goffredo la sicura faccia,
Rampognando aspramente i suoi Baroni;
E fermo anzi la porta il gran cavallo,
960Le genti sparse raccogliea nel vallo.

CXXI.


     E ben due volte il corridor sospinse
Contra il feroce Argante, e lui ripresse;
Ed altrettante il nudo ferro spinse
964Dove le turbe ostíli eran più spesse;
Alfin con gli altri insieme ei si ristrinse
Dentro ai ripari, e la vittoria cesse.
Tornano allora i Saracini: e stanchi
968Restan nel vallo, e sbigottiti i Franchi.