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228 | LA GERUSALEMME |
LXXXVI.
Freme il Circasso irato, e dice: or prendi
Del campo tu, chè in vece sua t’accetto:
E tosto e’ si parrà come difendi
684L’alta follia del temerario detto.
Così mossero in giostra, e i colpi orrendi
Parimente drizzaro ambi all’elmetto:
E ’l buon Raimondo, ove mirò, scontrollo,
688Nè dar gli fece nell’arcion pur crollo.
LXXXVII.
Dall’altra parte il fero Argante corse
(Fallo insolito a lui) l’arringo invano:
Chè ’l difensor celeste il colpo torse
692Dal custodito cavalier Cristiano.
Le labbra, il crudo, per furor si morse,
E ruppe l’asta, bestemmiando, al piano.
Poi tragge il ferro, e va contra Raimondo
696Impetuoso al paragon secondo.
LXXXVIII.
E ’l possente corsiero urta per dritto,
Quasi monton ch’al cozzo il capo abbassa.
Schiva Raimondo l’urto, al lato dritto
700Piegando il corso, e ’l fere in fronte, e passa.
Torna di novo il cavalier d’Egitto:
Ma quegli pur di novo a destra il lassa;
E pur sull’elmo il coglie, e indarno sempre;
704Chè l’elmo adamantine avea le tempre.