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226 LA GERUSALEMME

LXXX.


     L’Angelo, che fu già custode eletto
Dall’alta provvidenza al buon Raimondo,
Insin dal primo dì che pargoletto
636Sen venne a farsi peregrin del mondo;
Or che di novo il Re del ciel gli ha detto
Che prenda in se della difesa il pondo,
Nell’alta rocca ascende, ove dell’oste
640Divina tutte son l’arme riposte.

LXXXI.


     Quì l’asta si conserva, onde il serpente
Percosso giacque, e i gran fulminei strali:
E quegli ch’invisibili alla gente
644Portan l’orride pesti e gli altri mali:
E quì sospeso è in alto il gran tridente,
Primo terror de’ miseri mortali,
Quando egli avvien che i fondamenti scuota
648Dell’ampia terra, e le città percuota.

LXXXII.


     Si vedea fiammeggiar fra gli altri arnesi
Scudo di lucidissimo diamante:
Grande che può coprir genti e paesi,
652Quanti ve n’ha fra il Caucaso, e l’Atlante:
E sogliono da questo esser difesi
Principi giusti, e città caste e sante.
Questo l’Angelo prende, e vien con esso
656Occultamente al suo Raimondo appresso.