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218 | LA GERUSALEMME |
LVI.
Da sì fatto furor commosso, appella
L’araldo, e con parlar tronco gl’impone:
Vattene al campo, e la battaglia fella
444Nunzia a colui ch’è di Gesù campione.
Quinci alcun non aspetta, e monta in sella
E fa condursi innanzi il suo prigione.
Esce fuor della terra, e per lo colle
448In corso vien precipitoso e folle.
LVII.
Dà fiato intanto al corno, e n’esce un suono
Che d’ogn’intorno orribile s’intende:
E in guisa pur di strepitoso tuono
452Gli orecchj e ’l cor degli ascoltanti offende.
Già i Principi Cristiani accolti sono
Nella tenda maggior dell’altre tende.
Quì fè l’araldo sue disfide, e incluse
456Tancredi pria, nè però gli altri escluse.
LVIII.
Goffredo intorno gli occhj gravi e tardi
Volge con mente allor dubbia e sospesa:
Nè perchè molto pensi e molto guardi,
460Atto gli s’offre alcuno a tanta impresa.
Vi manca il fior de’ suoi guerrier gagliardi:
Di Tancredi non s’è novella intesa;
E lunge è Boemondo, ed ito è in bando
464L’invitto Eroe ch’uccise il fier Gernando.