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10 LA GERUSALEMME

XXVI.


     Turchi, Persi, Antiochia (illustre suono,
E di nome magnifico e di cose!)
Opre nostre non già; ma del Ciel dono
204Furo, e vittorie in ver maravigliose.
Or, se da noi rivolte, e torte sono
Contra quel fin che ’l donator dispose;
Temo cen privi; e favola alle genti
208Quel sì chiaro rimbombo alfin diventi.

XXVII.


     Ah non sia alcun, per Dio, che sì graditi
Doni in uso sì reo perda, e diffonda.
A quei che sono alti principj orditi,
212Di tutta l’opra il filo, e ’l fin risponda.
Ora che i passi liberi e spediti,
Ora che la stagione abbiam seconda,
Chè non corriamo alla città ch’è meta
216D’ogni nostra vittoria? e chè più ’l vieta?

XXVIII.


     Principi, io vi protesto (i miei protesti
Udrà il mondo presente, udrà il futuro:
L’odono or su nel Ciel anco i celesti)
220Il tempo dell’impresa è già maturo.
Men divien opportun, più che si resti:
Incertissimo fia quel che è sicuro.
Presago son, s’è lento il nostro corso,
224Ch’avrà d’Egitto il Palestin soccorso.