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212 | LA GERUSALEMME |
XXXVIII.
Quegli con larghe rote aggira i passi
Stretto nell’armi, e colpi accenna e finge.
Questi, sebben ha i membri infermi e lassi,
300Va risoluto, e gli s’appressa, e stringe:
E là donde Rambaldo addietro fassi,
Velocissimamente egli si spinge:
E s’avanza, e l’incalza, e fulminando
304Spesso alla vista gli dirizza il brando.
XXXIX.
E più ch’altrove, impetuoso fere
Ove più di vital formò natura,
Alle percosse le minacce altere
308Accompagnando, e ’l danno alla paura.
Di qua, di là si volge, e sue leggiere
Membra il presto Guascone ai colpi fura:
E cerca or con lo scudo, or con la spada,
312Che ’l nemico furore indarno cada.
XL.
Ma veloce allo schermo ei non è tanto,
Che più l’altro non sia pronto alle offese.
Già spezzato lo scudo, e l’elmo infranto,
316E forato e sanguigno avea l’arnese:
E colpo alcun de’ suoi, che tanto o quanto
Impiagasse il nemico, anco non scese:
E teme, e gli rimorde insieme il core
320Sdegno, vergogna, conscienza, amore.