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CANTO SETTIMO. 209

XXIX.


     Suona il corriero in arrivando il corno,
E tosto giù calar si vede un ponte.
Quando Latin sia tu, quì far soggiorno
228Potrai, gli dice, infin che ’l Sol rimonte;
Chè questo loco, e non è il terzo giorno,
Tolse ai Pagani di Cosenza il Conte.
Mira il loco il Guerrier, che d’ogni parte
232Inespugnabil fanno il sito e l’arte.

XXX.


     Dubita alquanto poi ch’entro sì forte
Magione alcuno inganno occulto giaccia.
Ma come avvezzo ai rischj della morte,
236Motto non fanne, e nol dimostra in faccia;
Ch’ovunque il guidi elezione o sorte,
Vuol che sicuro la sua destra il faccia.
Pur l’obligo ch’egli ha d’altra battaglia,
240Fa che di nova impresa or non gli caglia.

XXXI.


     Sicchè incontra al castello, ove in un prato
Il curvo ponte si distende e posa,
Ritiene alquanto il passo, ed invitato
244Non segue la sua scorta insidiosa.
Sul ponte intanto un cavaliero armato
Con sembianza apparia fera e sdegnosa;
Ch’avendo nella destra il ferro ignudo,
248In suon parlava minaccioso e crudo.