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160 | LA GERUSALEMME |
II.
E ’l Re pur sempre queste parti, e quelle
Lor fa innalzare, e rinforzare i fianchi,
O l’aureo Sol risplenda, od alle stelle
12Ed alla Luna il fosco ciel s’imbianchi:
E in far continuamente arme novelle
Sudano i fabbri affaticati e stanchi.
In sì fatto apparecchio, intollerante
16A lui sen venne, e ragionogli Argante.
III.
E insino a quando ci terrai prigioni
Fra queste mura in vile assedio, e lento?
Odo ben io stridere incudi, e suoni
20D’elmi e di scudi e di corazze io sento;
Ma non veggio a qual uso: e quei ladroni
Scorrono i campi, e i borghi a lor talento:
Nè v’è di noi chi mai lor passo arresti,
24Nè tromba che dal sonno almen li desti.
IV.
A lor nè i prandj mai turbati e rotti,
Nè molestate son le cene liete;
Anzi egualmente i dì lunghi, e le notti
28Traggon con sicurezza e con quiete.
Voi da i disagj, e dalla fame indotti
A darvi vinti a lungo andar sarete,
Od a morirne quì come codardi,
32Quando d’Egitto pur l’ajuto tardi.