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CANTO QUINTO. 143

XLVII.


     Ah non per Dio: vinci te stesso, e spoglia
Questa feroce tua mente superba.
Cedi: non fia timor, ma santa voglia,
372Ch’a questo ceder tuo palma si serba.
E se pur degna, ond’altri esempio toglia,
È la mia giovinetta etate acerba;
Anch’io fui provocato, e pur non venni
376Co’ fedeli in contesa, e mi contenni.

XLVIII.


     Ch’avendo io preso di Cilicia il regno,
E l’insegne spiegatevi di Cristo;
Baldovin sopraggiunse, e con indegno
380Modo occupollo, e ne fè vile acquisto:
Chè, mostrandosi amico ad ogni segno,
Del suo avaro pensier non m’era avvisto;
Ma con l’arme però di ricovrarlo
384Non tentai poscia, e forse i’ potea farlo.

XLIX.


     E se pur anco la prigion ricusi,
E i laccj schivi quasi ignobil pondo:
E seguir vuoi l’opinioni e gli usi,
388Che per leggi d’onore approva il mondo;
Lascia quì me ch’al Capitan ti scusi;
Tu in Antiochia vanne a Boemondo:
Chè di sopporti, in questo impeto primo,
392A’ suoi giudícj assai sicuro stimo.