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130 LA GERUSALEMME

VIII.


     Ma il più giovin Buglione, il qual rimira
Con geloso occhio il figlio di Sofia,
La cui virtute invidiando ammira,
60Che in sì bel corpo più cara venia;
Nol vorrebbe compagno, e al cor gli inspira
Cauti pensier l’astuta gelosia;
Onde, tratto il rivale a se, in disparte
64Ragiona a lui con lusinghevol’arte.

IX.


     O di gran genitor maggior figliuolo,
Che ’l sommo pregio in arme hai giovinetto:
Or chi sarà del valoroso stuolo,
68Di cui parte noi siamo, in Duce eletto?
Io, ch’a Dudon famoso appena, e solo
Per l’onor dell’età, vivea soggetto:
Io, fratel di Goffredo, a chi più deggio
72Cedere omai? Se tu non sei, nol veggio.

X.


     Te, la cui nobiltà tutt’altre agguaglia,
Gloria e merito d’opre a me prepone:
Nè sdegnerebbe, in pregio di battaglia,
76Minor chiamarsi anco il maggior Buglione;
Te dunque in Duce bramo, ove non caglia
A te di questa Sira esser campione:
Nè già cred’io che quell’onor tu curi,
80Che da’ fatti verrà notturni e scuri.