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104 | LA GERUSALEMME |
XXXII.
Come per acqua, o per cristallo intero
Trapassa il raggio, e nol divide o parte;
Per entro il chiuso manto osa il pensiero
252Sì penetrar nella vietata parte:
Ivi si spazia, ivi contempla il vero
Di tante maraviglie a parte a parte:
Poscia al desio le narra e le descrive,
256E ne fa le sue fiamme in lui più vive.
XXXIII.
Lodata passa, e vagheggiata Armida,
Fra le cupide turbe, e se n’avvede.
Nol mostra già, benchè in suo cor ne rida,
260E ne disegni alte vittorie e prede.
Mentre sospesa alquanto, alcuna guida
Che la conduca al Capitan, richiede;
Eustazio occorse a lei, che del sovrano
264Principe delle squadre era germano.
XXXIV.
Come al lume farfalla, ei si rivolse
Allo splendor della beltà divina;
E rimirar dappresso i lumi volse,
268Che dolcemente atto modesto inchina:
E ne trasse gran fiamma, e la raccolse,
Come da foco suole esca vicina:
E disse verso lei, ch’audace e baldo
272Il fea degli anni e dell’amore il caldo: