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CANTO TERZO. 87

LIX.


     Veramente è costui nato all’impero,
Sì del regnar, del comandar sa l’arti:
E non minor che Duce è Cavaliero;
468Ma del doppio valor tutte ha le parti.
Nè fra turba sì grande uom più guerriero,
O più saggio di lui potrei mostrarti.
Sol Raimondo in consiglio, ed in battaglia
472Sol Rinaldo e Tancredi a lui s’agguaglia.

LX.


     Risponde il Re pagan: ben ho di lui
Contezza, e ’l vidi alla gran corte in Francia,
Quand’io d’Egitto messaggier vi fui:
476E ’l vidi in nobil giostra oprar la lancia.
E sebben gli anni giovinetti sui
Non gli vestian di piume ancor la guancia,
Pur dava, ai detti all’opre alle sembianze,
480Presagio omai d’altissime speranze.

LXI.


     Presagio ahi troppo vero! e quì le ciglia
Turbate inchina, e poi le innalza, e chiede:
Dimmi chi sia colui c’ha pur vermiglia
484La sopravveste, e seco a par si vede.
Oh quanto di sembianti a lui simiglia,
Sebben alquanto di statura cede.
È Baldovin, risponde, e ben si scopre
488Nel volto a lui fratel, ma più nell’opre.