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CANTO TERZO. | 85 |
LIII.
Questi sgrida, in suo nome, il troppo ardire,
E incontinente il ritornar impone.
Tornatene, dicea, ch’alle vostr’ire
420Non è il loco opportuno, o la stagione.
Goffredo il vi comanda. A questo dire
Rinaldo sè frenò, ch’altrui fu sprone:
Benchè dentro ne frema, e in più d’un segno
424Dimostri fuore il mal celato sdegno.
LIV.
Tornar le schiere indietro, e dai nemici
Non fu il ritorno lor punto turbato.
Nè in parte alcuna de gli estremi uficj
428Il corpo di Dudon restò fraudato.
Su le pietose braccia i fidi amici
Portarlo, caro peso ed onorato.
Mira intanto il Buglion d’eccelsa parte
432Della forte Cittade il sito e l’arte.
LV.
Gerusalem sovra due colli è posta
D’impari altezza, e volti fronte a fronte:
Va per lo mezzo suo valle interposta
436Che lei distingue, e l’un dall’altro monte.
Fuor da tre lati ha malagevol costa:
Per l’altro vassi, e non par che si monte.
Ma d’altissime mura è più difesa
440La parte piana, e incontra Borea stesa.