Oh fortunati appien, se i loro beni
Conoscer san, gli agricoltori! a cui
Lungi da l’armi e da i furor civili,
Provvida e giusta al fecondo seno 715Versa la terra un facile alimento.
Se non ad essi le marmoree scale
E gli atrii inonda adulatrice turba
Che sul mattino a salutar s’affolla;
Se di liscia testuggine le porte 720Intarsiate non vantano, e trapunte
D’oro le vesti, e di Corinto i bronzi;
Se ad uso e pompa lor le bianche lane
Tiro non tinge, e il liquid’olio e puro
D’erbe e d’aromi estranio odor non beve, 725Sicura pace almen godono, e vita
Semplice e ignara d’ogni frode, e ricca
Di varïati beni: ozii tranquilli
In libera campagna e aperto cielo,
E laghi limpidissimi, e spelonche 730E colli, e prati ameni, e sotto ombrose
Piante al muggir de’ buoi sonni quïeti.
Ivi caccia di fiere, opachi boschi,
Ivi robusta gioventù, di parco
Vitto contenta, ed al travaglio avvezza;