585Fu da gli antichi cittadin d’Atene
Ne i rozzi giuochi a i scenici istrioni
Che per le strade e i grossi borghi in giro
Declamando scorrevano, e ne i molli
Prati in mezzo a le tazze ebbri e baccanti 590Saltavano su l’unte otri gonfiate.
E a i nostri giorni ancor le ausonie genti,
Già troiana colonia, i giuochi a Bacco
Con rozzo canto ed incomposte risa
Usano celebrar, di cave scorze 595Mascherandosi il volto, e te con lieti
Versi invocano, o Bacco, e del tuo nume
A un alto pino attaccano sospese
Da un lungo fil le immagini di creta.
Quindi ogni vigna di rigonfi grappi 600Vedi intorno abbondar, d’uva ripiene
Son l’ime valli, e i cupi boschi ovunque
Con lieto augurio a lo spirar del vento
Volge la faccia il mobile idoletto.
A Bacco dunque i consueti onori 605Con patrii carmi, e di focacce e vini
Grati doni offrirem; tratto pei corni
Cadrà l’irco su l’ara, e in duri spiedi
Poi di nocciuol ne arrostirem le carni.