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De l’amoroso zefiro aleggiante
Aprono i campi il sen; di vivi umori
515Ogni terreno abbonda; e a i nuovi soli
La tremolante e tenera lor fronte
Osano l’erbe alzar, nè più temendo
D’austro le offese, o d’aquilon sicura
Mette i fiori la vite, e tutto spiega
520De le sue foglie il pampinoso lusso.

     Nè certo io credo, che al nascente mondo
Altri giorni splendessero, o diverso
Ne la sua prima origine ei trovasse
Tenor di cose: temperata e dolce
525Primavera fioria, nè gelid’euro
Soffiava allor, che da le dure glebe
La ferrea stirpe dei mortali al giorno
Il capo alzò la prima volta, e i boschi
Furon di fiere, e di volanti augelli
530L’aria, e di stelle popolati i cieli.
Che non del verno, e de l’estate allora
Tenero il mondo tollerante avria
Le alterne ingiurie, nè il potrebbe adulto,
Se più mite stagion tra il caldo e il gelo
535Posta non fosse, che la stanca terra
In dolce calma riposar lasciasse.