Non de le viti taglierai le cime,
Ma i bassi tralci, che a la terra avvezzi 465Vi si adattano più; nè ottuso ferro
Tagliando adopra, e sovra tutto poi
Ne la tua vigna non soffrir, che alligni
Silvestro ulivo. Che sovente ahi! cade
A gl’incauti pastor di mano il foco, 470Che lento appiè de gli alberi da prima
Serpe, ed occulto ne la pingue scorza
Nutresi, e il tronco attacca; indi scoppiando
Spiccasi in vampa stridula, e a le secche
Frondi s’appiglia, e rapido scorrendo 475Di ramo in ramo vincitor le cime
Domina, e tutto di lontano in fiamma
Presenta il bosco, e d’olëoso fumo
Densi globi ondeggianti al ciel solleva.
Ed allor più, se procelloso spira 480Dal polo il vento, e per la folta selva
L’appreso incendio dilatando incalza.
Ove ciò sia, ne le radici aduste
Il succo muor; nè mettere potate
Novelli tralci, nè qual pria potranno 485Verdi dal suolo pullular le viti.
Solo ivi resta, e co le amare foglie
Lo sterile olëastro il campo ingombra.