D’Alcinoo gli orti; nè dal germe istesso
Nascon le sirie e le crustumie pere,
E le succose e turgide voleme; 145Nè da i nostri olmi pendula matura
Quell’uva istessa che dai bassi tralci
De’ colli metimnéi Lesbo raccoglie.
L’uve di Marëotide e di Tasso
Sogliono biancheggiar; amano quelle 150Più leggero il terren, queste più grasso.
Ottimo è il vino che di psitia vite
Da gli appassiti grappoli si spreme.
Tenue il legéo non ha color, ma lega
Spesso la lingua al bevitore e il piede. 155Nè senza pregio le purpuree, o senza
L’uve precie non son; tu pur distinta
Lode da versi miei, retica, avrai;
Ma non però co le falerne viti
Oserai contrastar: e nome e fama 160Hanno pur le propaggini amminée
Di vin robusto produttrici, a cui
E il frigio Tmolo cedono, e lo stesso
Re de’ colli vitiferi Fanéo,
E l’Argite minor, con cui non trovi 165Chi possa o in copia gareggiar di mosto,
Od in più lunga e vivida vecchiezza.
Nè de’ tuoi grossi grappoli, o Bumaste;