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Suolo e cultura; e il rozzo frutto ed aspro
Con l’arte in lor di raddolcir procuri;
70Nè il terren lasci inoperoso, o a piante
Ch’egli non ama, inutilmente il forzi:
L’Ismaro giova rivestir di vigne,
Ed il Taburno popolar d’ulivi.

     Le piante che per se spuntano a l’aura
75Senz’opra e studio altrui, sterili è vero,
Ma vigorose crescon e robuste,
Alimentate dal fecondo umore
Del nativo terren: pur queste ancora
Se alcun le innesti, o in preparate buche
80Trappianti altrove, l’indole selvaggia
Spogliar vedransi, e del cultore industre
Docili e pronte secondar la mano.
Lo stesso avvien de’ teneri rampolli
Che da l’ime radici al ceppo intorno
85Nascono de le piante, ove divelti
Sieno e disposti ne gli aperti campi:
Or con le foglie adombrali e coi rami
L’opaca madre che i crescenti figli
Sterili rende, o i già fecondi aduggia.
90Gli alberi poi che nascono da i semi
Posti sotterra, cresceran più lenti
Ed a i tardi nipoti ombra faranno: