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Dar suol non dubbio avviso. Egli di Roma
720Compiangendo il destin, Cesare estinto
D’un’oscura caligine improvvisa
Coperse il capo, e ne temè la terra,
Conscia del gran delitto, eterna notte.
Benchè allora oltre il sol diedero pure
725Del comun lutto spaventosi segni
La terra, il mare, e il mesto urlar dei cani,
E il gridar de gli augelli. Ahi quante volte
Da le spezzate ignivome fornaci
Etna si vide ribollir fumando,
730E de’ Ciclopi rovesciar sui campi
Globi di fiamme e liquidi macigni!
Strepito d’armi la Germania intese
Pel vasto cielo, e con orrende scosse
Le gelide Alpi e gl’Appennin tremaro.

     735Sovente ancor pei silenziosi boschi
Voci s’udiro e a l’imbrunir la notte
Pallidi spettri multiformi e strani
Vagar fu visti, con prodigio infando
Parlar le bestie, si arrestaro i fiumi
740E il suol si aprì, sudaro i bronzi e mesti
Pianser nei templi i simulacri eburni.
Con furibondi vortici le selve
Svelse dai lidi, ed inondando i campi
Il re de’ fiumi Eridano le stalle