Coglievasi in comun, ed ogni frutto
Non coltivata producea la terra.
E Giove fu, che nei serpenti infuse 195Atro veleno, e nei voraci lupi
Di preda istinto, e a gli aquiloni impose
Di sconvolgere il mar: egli che il foco
Involando occultò, spogliò le frondi
De lo stillante mele, e di soave 200Vino correnti inaridì le fonti;
Perchè il lung’uso, e il meditar svolgesse
L’arti diverse, ed insegnasse a l’uomo
Le ignote biade a ricercar nei solchi,
E da le pietre a sprigionar la fiamma. 205Allora fu, che si sentiro i fiumi
La prima volta galleggiar sul dorso
Gli olni scavati, e a le osservate stelle
Diede allora il nocchier numero e nome,
E le Iadi, e le Pleiadi piovose 210In ciel distinse, e la cangiata in orsa
Figlia di Licäon. Con lacci ascosi
Allor s’apprese e ad ingannar col visco
Fere ed augelli, e coi latranti cani
L’opaco asilo a inquietar dei boschi. 215Altri allora tentò dei fiumi in seno
Col giacchio i pesci insidiar, ed altri
Le vaste reti in alto mar distese.