De l’onde unico Dio, genero a Teti, 45Che già la figlia, e l’Oceàno in dote
Fino a l’ultima Tule a te destina:
O che aspirando al cielo ami piuttosto,
Novello segno ai tardi mesi aggiunto,
Risplendere ad Erigone vicino, 50E a l’ardente Scorpion che già le branche
Ritira, e spazio al trono tuo prepara.
Quale, e dovunque, o de la terra sia
Nume, o del ciel, (giacchè a suo re non speri
Di possederti il Tartaro profondo, 55Nè a te di regno sì crudel desìo,
Credo, verrà benchè gli elisii campi
Vanti la Grecia, ed ai materni inviti
Di ritornar Proserpina ricusi).
Tu mi agevola il corso, e tu seconda 60L’ardita impresa; e ad insegnar pietoso
A l’inesperto agricoltor la via
Scendi mia guida, e de’ mortali ai voti
Futuro nume ad avvezzarti impara.
Ne la nuova stagion, quando dai monti 65Scorrono giù le liquefatte nevi,
E ammollita dai zefiri si scioglie
L’umida gleba, converrà, che allora
A gemer sotto il profondo aratro