25

rire per disimpegno. Ove il lettore, ch’io qui sempre ho supposto non letterato di professione, ma di sufficiente gusto e cultura, ove, dico, ei non abbia lumi abbastanza per giudicarne da se, sostituisca il sentimento alla teoria, e abbandonandosi all’impressione che ne risente, faccia suoi giudici o il piacere, o la noia, che per lo più soglion essere inappellabili e giusti. Sarà ben raro difatti che uno stil che sia bello veracemente, e formato su i principii immutabili della ragione e del gusto, non piaccia generalmente e diletti. È assai più facile ad avvenire, e avvien difatti sovente, che le apparenze di un falso bello facciano inganno, e seducano i men periti; ed è ver, che a difendersi da siffatte sorprese non basta il più delle volte il solo e nudo buon senso. Che far dunque in tal caso? Il più sicuro preservativo a mio parere, e il miglior mezzo per ravvisare e distinguere l’unico bello e legittimo dai moltiformi ed equivoci pseudostili, è il segregarne e dividere con riflessione leggendo le individuali ed estrinseche modalità dalle proprietà instrinseche, universali e costituenti. Ogni scrittore ha, non dirò già il suo