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Non è però da presumere, che la proporzione indicata possa o debba esattamente serbarsi verso per verso: molte ragioni di tratto concorrono ad alterarla, e in un lungo a restringerla, e dilatarla in un altro, onde soltanto nel totale dell’Opera risulti il giusto compenso. E quindi per questo titolo ancora sarebbe ingiusto il volere periodo per periodo, come in un distico si farebbe, confrontare col testo la traduzione: un tal esame, per darne un retto giudicio,
blico, che la sua traduzione non eccede, che in numero di pochi versi l’original di Virgilio. Questa sua protesta lungi dal contraddire conferma anzi l’asserzion mia. Quel che i francesi chiamano loro verso, equivale a un dipresso in materiale lunghezza all’esametro dei latini. L’autore è dunque su questo punto del pari; ma se riflettasi poi e al genio della sua traduzione, sarà piuttosto a stupire, ch’egli non sia riuscito più breve ancora del testo, che non più lungo di così poco.
Je chante les moissons, & dirai sous quel cigne
Il faut ouvrir la terre, & marier la vigne;
Le soins industrieux, que l’on doit aux troupeaux,
Et l’abeille èconome, & ses sages traveaux.