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tezza, non defraudandone la versione della più piccola circostanza; ma non adorerà come tali per pregiudicio superstizioso i difetti stessi ed i piccoli néi, inevitabili anche da’ sommi scrittori; nè sarà quindi un’illecita libertà che si prende, ma un dovere che adempie, se cercherà di emendarsi e correggere, dove dilucidando un qualche tratto confuso, e dove ammorbidendo una dura espressione, o sfrondandone una superflua, o ingentilendone una triviale, e sopprimendo altrove, o cambiando o un’inutile ripetizione, o un epiteto insignificante.

Nelle transazioni o passaggi da un paragrafo all’altro, che sono nelle Georgiche alcune volte un po’ più rotti e staccati, di quel che soffra la nostra lingua, non gli sarà disdetto l’aggiungere o una parola, o una piccola piegatura di frase, affin di renderne più naturale e sensibile la connessione: e dove per avventura un qualche verso o particella di descrizione trovisi fuor del suo posto, ed alteri in conseguenza l’ordine o logico, o sentimental delle idee, gli sarà lecito nella versione di traslocarlo, e rimetterlo in serie, onde i pensieri discendano più legati e de-