Ma non l’amor, nè la vendetta obblìa,
E le sue forze esercitando e l’ire,
A le fatiche indurasi, e fra i sassi
In ruvido covil giace, d’amare 375Foglie, e d’acuta carice pasciuto;
E cimentando il suo furor, le corna
Appunta ai duri tronchi, e vani colpi
Vibrando a l’aria, co la bifid’unghia
Sparge l’arena, ed a pugnar s’addestra. 380E poichè alfin tutto raccolto ei sente
Il primiero vigore, a nuova pugna
Esce in campo, e l’immemore nemico
Impetuoso ad assaltar ritorna.
Siccome flutto che da l’alto mare 385Biancheggiar lungi, ed avanzar si vede
Or alto, or basso, indi più sempre a terra
Appressarsi ingrossando, e alfin tra scogli
Urtar muggendo, e sovra i lidi immenso
Rovesciarsi e piombar: da l’imo fondo 390L’onda agitata in vorticosi giri
Bolle e solleva la sconvolta arena.
E che non puote amor? sue dolci furie
Ogni animal risente, e del suo foco
Ardon del pari e gli uomini e le fiere, 395Le gregge, i pesci, ed i volanti augelli.