95Indocile ricusi, e il corno avventi
Minacciosa a ferir, nè che del toro
Le forme imiti e la maschil fierezza,
E mäestosa passeggiando e altera
Scopi il terren co la setosa coda.
100Non pria del quarto soffrirai, non oltre
Il decim’anno che a i lavori agresti,
O a le fatiche d’imeneo soggiaccia;
Fuor di questi confin rïesce a i parti
Ogni altra etade, ed a l’aratro inetta. 105Dunque, finchè conservano le mandre
Il giovanil vigor, t’affretta, e il maschio
Sciogli, e il concedi a l’avide consorti,
Che gli annui danni a riparar crescente
Somministrino a te novella prole. 110Ahi! che qual lampo a i miseri viventi
De la fiorita età fuggono i giorni;
Quindi i morbi succedono, e le tristi
Fatiche, e l’egra inutile vecchiezza,
E morte alfin, che tutto invola e strugge. 115Tu fra le molte madri alcuna sempre
Da cambiar troverai; nuova sottentri
A l’inabile, o vecchia, e cauto ogni anno
Prevenendo il bisogno, i nuovi eleggi
Migliori allievi a risarcir l’armento.