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Dell’Idrografia, ossia della circolazione, ecc. 75

del suo lavoro. Imaginiamoci di assistere ancora a quella scena, ma prima che scoppi quell’uragano che lo aveva così fieramente gonfiato. Il fiume è là che scorre placido sul suo letto di ghiaia assai più largo di esso. La corrente, limpida e assottigliata dalla siccità, serpeggia tra banchi di sabbia e pantani. Essa non sembra più buona ad altro, che a condurre lentamente al mare l’acqua che scola avaramente dalle campagne circostanti. Vi recherà sorpresa ch’io osi dirvi che essa ha ben altro lavoro da compire, e che di fatto lo compie.

171. Ma considerate come quell’acqua perviene alla corrente. Abbiamo veduto che, durante la siccità, sono le sorgenti che forniscono ai fiumi la maggior parte dell’acqua che ancora li alimenta, e che le sorgenti contengono una quantità maggiore o minore di sostanze minerali, che vanno al fiume coll’acqua che le tiene disciolte. Così ogni fiume, per quanto limpido appaia, conduce al mare una certa quantità di materie minerali. Si è calcolato, per esempio, che il Reno porta al mare annualmente una tal quantità di sali calcarei, che basterebbe perchè se ne componessero il guscio 332 milioni di ostriche. Quei sali, chimicamente disciolti nell’acqua, non ne scemano punto la trasparenza, e non sono altrimenti visibili; ma ciò non toglie che i fiumi in ogni tempo non versino in mare tale quantità di materie che quasi non vi è cifra per calcolarla.

172. Torniamo ora a vedere quello stesso fiume, quando è più gonfia la piena. L’acqua si è fatta sporca e fangosa. Abbiamo già verificato che ciò dipende dalla quantità grande di fango e di sabbia che tiene in sospensione. Mentre ve ne state, supponiamo, un’ora a guardare il torrente che corre giù vorticoso e mug-