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62 | Prime nozioni di Geografia fisica. |
perficiali si stacchino dalla rupe matrice, e precipitino giù giù abbandonati all’impeto della frana.
138. Questa demolizione in grande è rappresentata dal diagramma (fig. 8) che vi pongo sott’occhio, il quale offre lo spaccato d’una rupe attraversata da giunture perpendicolari, dette anche linee di clivaggio. Esse, come vedete, si allargarono a tal punto, sulla fronte della rupe, che molti massi, resi liberi, caddero accumulandosele al piede. È meraviglioso a vedere su che vasta scala si opera un tale sfacelo nelle regioni montuose soggette a rigidi inverni. Nelle Alpi e nelle Prealpi, per esempio, nulla di più ordinario che il vedere le montagne sepolte fino a grande altezza, talora fin quasi alla cima, sotto le proprie macerie.
139. All’acido carbonico, all’ossigene, al gelo e disgelo si aggiungono altri congiurati a rovinare la superficie del pianeta. Così, per esempio, la roccia che si dilata, riscaldandosi al sole di giorno, si contrae, raffreddandosi di notte. Questo dilatarsi e restringersi, che si alterna talora assai bruscamente, basta a staccare delle particelle, delle croste superficiali, che cadono l’una dopo l’altra, finchè la roccia sia per questa e per altra via consunta.
140. Anche il frequente passaggio dall’umidità alla secchezza, e viceversa, per l’azione alternante della pioggia, del sole, del vento, è causa per cui le rocce si consumino.
141. Vedete dunque per quante ragioni anche le rocce più salde vanno soggette a decomporsi, a sminuzzarsi, ad essere un brano dopo l’altro rimosse. Non v’ha eccezione per nessuna: non si può far questione che di quantità e di tempo. Guardando infatti con attenzione le diverse parti di un antico edificio, vedrete che