di una montagna conica, col vertice troncato. Dalla troncatura si eleva un fumo bianco. Pigliando l’ascesa, al dissopra di una zona basilare ordinariamente coperta di lussureggiante vegetazione, si mostrano nudi i fianchi della montagna, composti di pietre mobili e di sabbie nere o bigie, che spesso si assomigliano a ceneri, poi qua e là dei tratti larghi e lunghi di salda roccia, la cui superficie vi dà molte volte l’aspetto delle scorie che escono da un forno fusorio. Verso la cima dal suolo che scotta, escono qua e là colonne di fumo, con vapori soffocanti. Quando la cima è raggiunta, ciò che sembrava una semplice troncatura, è invece una gran fossa, con pareti molto ripide o a picco, che si sprofonda nel corpo della montagna. Curvatevi sul labbro di quel bacino enorme, spingendo gli occhi sul fondo, quanto almeno lo permettono i gas e i vapori, che cercano di soffocarvi, vedrete allora talvolta su quel fondo, cinto da pareti rocciose, colorate a larghe macchie di giallo, di rosso, di verde, come un lago di denso liquido, rovente fino al color bianco, ma coperto in gran parte da croste nere, simili a quelle scorie rocciose che avete viste ascendendo. Da quello stagno di fuoco bollente, si leva lentamente il vapore che, a volte a volte, uscendo da quel bagno con scoppio improvviso, lancia in aria molti spruzzi grossi e minuti di quella specie di liquido rovente, che ricadono poi entro il bacino già solidificati sotto forma di sabbia, di scorie e di pietre.
256. Quella specie di caldaja, scavata nel vertice della montagna, si chiama cratere. Quella materia che ha l’apparenza di un liquido bollente in fondo al cratere è la lava. Non altro che vapor acqueo, misto ad