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ibile delle verità professate. Posto fra il peccato e la morte, e acceso di viva fede, il Fedele non titubava nella scelta. La santa Dottrina, così il nostro Manzoni, non permetteva ai Cristiani altro contegno in faccia al carnefice, che morire pregando per lui: e certamente ogni savio mondano non poteva che pronosticarne la caduta; ma è pur vero che la santa Dottrina per questo unico mezzo si è stabilita e diffusa.

Da quel momento Roma, la capitale dell’universo cristiano, fatta il centro di tutte le religiose credenze, è la nave che salva dal generale naufragio le tradizioni dell’arti che dopo averle purificate dal lezzo pagano coll’abominio degl’idoli, col sangue de’ martiri, colla commovente semplicità de’ riti apostolici, colla carità generosa delle opere, dallo squallido seno delle tombe le fa balzare per metamorfosi unica sul trono degl’imperatori; che le rende più gloriose colla croce, la quale compare sull’altezza suprema de’ cieli agli occhi dell’attonito mondo, e con essa, volando sulle bandiere vittoriose delle romane legioni, invita la terra a nuovi costumi, a nuovo splendore, alla vita che non ha fine.

Nella fede, che ruppe le catene della schiavitù al pensiero, che redense la donna, che acclamò uguali al cospetto del Signore tutti gli uomini, sta riposta la scintilla del vero bello eterno, universale: questa fede doveva a perpetuarlo nel mondo e tramandarlo fino a noi a traverso il sanguinoso sconvolgimento di tutta la terra. E il germe di tanto miracoloso rivolgimento si maturava tra pochi credenti, si nascondeva nel mistero delle catacombe, dove fortificava colle imagini della risurrezione e dei primi simboli cristiani i martiri fedeli. Quando l’arte fatta cristiana poté comparire in piena